La crisi economica di questi ultimi anni ha certamente contribuito attraverso l'aumento del tasso di disoccupazione in Italia - soprattutto giovanile - ad incrementare l'offerta di figure professionali junior che aspirano ad inserirsi nel mondo della cooperazione internazionale attraverso esperienze di stage. Questa enorme disponibilità di risorse umane a basso costo è stata sfruttata dalla maggior parte delle organizzazioni non governative italiane del settore per recuperare una componente ormai scomparsa dal volontariato internazionale : quella della gratuità. Secondo quest' ottica si è cominciato a non investire più su settori chiave dell' aiuto umanitario : dapprima l' identificazione e formulazione di strategie di intervento e di programmi, poi ovviamente la formazione professionale degli operatori senior. Oggi assistiamo ad un abbassamento dei profili qualitativi delle risorse umane impiegate nell' aiuto umanitario e nella cooperazione allo sviluppo, a tutto vantaggio di un incremento quantitativo di personale a basso costo, che ovviamente - come è logico che sia vista la complessità degli scenari nei quali si viene ad operare - sono la causa dei sempre più scadenti risultati in termini di efficacia e sostenibilità delle azioni implementate a favore dei contesti beneficiari. Ci piace ricordare a riguardo la frase di J.Ruskin (1819-1900) «La norma nel campo degli affari esclude del tutto la possibilità di ricevere molto pagando poco. E' semplicemente impossibile». Nell' ottica di un deciso rifiuto della possibilità di ridurre i paesi meno avanzati ad un OUTLET, la AL.TA, SARL ricorda di fare attenzione a non cedere alla tentazione di una COOPERAZIONE LOW COST ed auspica che le grandi ong italiane che hanno fatto la storia della cooperazione nel mondo possano tornare a prediligere criteri di QUALITA' OPERATIVA attraverso investimenti di valorizzazione di figure storicamente più esperte e tecnicamente più preparate ad assumere ruoli di alta responsabilità progettuale.